medial 3. art biennial [2015]
Barbara Pazzaglia. Italy

  

              

1.Dioniso, acrylic on canvas 150x100 cm., US$ 3,000.00    2.Giardino sospeso in estensione, acrylic on canvas 200x150 cm., US$ 4,000.00    3.Oleandri, oil on canvas 150x100 cm., US$ 3,000.00    4.Paesaggio con betulla e foglie d'erba, acrylic on canvas 150x120 cm., US$ 4,000.00

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 Barbara Pazzaglia si definisce una pittrice impressionista, intenzionale, vitalista, affascinata da Claude Monet, Andy Warhol, Morris Louis, Cy Twombly e Patrick Heron, Hans Arp.
"Ho l’atteggiamento intenzionale degli impressionisti» scrive di sé la Pazzaglia «anche se ho l’istinto dell’action painter. Ogni linea è perciò una vera esperienza con la sua storia unica. Essa non illustra, è piuttosto la percezione della sua stessa attuazione. La mia attenzione si rivolge ai piaceri che scaturiscono dalle impressioni, dalle sensazioni, dalla percezione, dal corpo e dall’intelletto. L’impressione è ciò che muove i sensi e il corpo di chi ha capacità immaginativa nell’immediatezza immanente (Sartre, Bergson, Baumgarten). L’impressione è un modo di guardare un’opera d’arte e per gli artisti un modo per escogitarla e inventarla. La mia pittura lascia immaginare attraverso l’impressione e suscita la curiosità della percezione. Si tratta di visioni compositive in cui la prospettiva è talvolta invertita, come se lo spazio avesse perso il punto focale e tutte le cose si dirigessero verso lo spettatore in una visione d’insieme ascendente e discendente, come in Tintoretto tra vuoto e pieno, in cui vi è connessione tra forma, luce, colore e impianto compositivo (Sartre). Nella mia pittura disegno e colore si armonizzano. È una pittura astratta poiché gioco con gli elementi materiali della tela, con lo spazio, con le sue proprietà pure e semplici, le sue stesse proprietà materiali (Foucault). Le composizioni non sono frammentate, né congestionate, ma intere, compatte. Non vi è parossismo organico, ma arte che scaturisce da un’attenta contemplazione e percezione della natura, per questo sono fresche, senza contaminazioni non coscienti (Hegel, Sartre) in cui ci si rispecchia (Hegel, Shelling). Non c’è levigatezza come quella delle automobili, ma la somiglianza delle forme alla pietre anche preziose (Canetti, Chipperfield). La natura è per me fonte d’ispirazione primaria. Di essa ho un amore idealistico trascendentale, come Merleau Ponty nella conoscenza, in cui c’è identificazione tra io e natura attingibile attraverso l’intuizione (Shelling, Bergson, Kant, Husserl) e la contemplazione (Leonardo). La natura che preferisco è quella dell’Himalaya dove non c’è polvere né umidità. I colori sono per me molto importanti, così come l’impianto del quadro, la sua struttura e le emozioni che comunica. Essi sono sfumati, molto chiari, aerei, tenui poiché, come scrive Leonardo, più ci si eleva (e questa è l’aspirazione di molti Grandi), più i colori diventano chiari e sfumati per la prospettiva aerea assunta, mentre a distanza minima lo scuro, l’ombra, prevalgono sul chiaro. Il chiaro predomina nella mia pittura poiché lo scuro, l’ombra, il nero, vengono spesso assimilati allo sporco e al cupo (Adorno). La luce è bellezza. Chi si propone di pensare in modo bello non si limiterà soltanto ad abolire la notte, ma costringerà quelli verso i quali l’oscurità si fa giudice severa e solenne a dare luce a tutte le cose poco chiare persino a quelle leggermente orride e comunque chiare, e tuttavia prive relativamente di macchie (Baumgarten)"