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Barbara Pazzaglia.
Italy
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1.Dioniso, acrylic on canvas 150x100 cm., US$ 3,000.00 2.Giardino sospeso in estensione, acrylic on canvas 200x150 cm., US$ 4,000.00 3.Oleandri, oil on canvas 150x100 cm., US$ 3,000.00 4.Paesaggio con betulla e foglie d'erba, acrylic on canvas 150x120 cm., US$ 4,000.00 |
Barbara Pazzaglia si definisce una pittrice impressionista,
intenzionale, vitalista, affascinata da Claude Monet, Andy Warhol,
Morris Louis, Cy Twombly e Patrick Heron, Hans Arp.
"Ho l’atteggiamento intenzionale degli impressionisti» scrive di sé la
Pazzaglia «anche se ho l’istinto dell’action painter. Ogni linea è
perciò una vera esperienza con la sua storia unica. Essa non illustra, è
piuttosto la percezione della sua stessa attuazione. La mia attenzione
si rivolge ai piaceri che scaturiscono dalle impressioni, dalle
sensazioni, dalla percezione, dal corpo e dall’intelletto. L’impressione
è ciò che muove i sensi e il corpo di chi ha capacità immaginativa
nell’immediatezza immanente (Sartre, Bergson, Baumgarten). L’impressione
è un modo di guardare un’opera d’arte e per gli artisti un modo per
escogitarla e inventarla. La mia pittura lascia immaginare attraverso
l’impressione e suscita la curiosità della percezione. Si tratta di
visioni compositive in cui la prospettiva è talvolta invertita, come se
lo spazio avesse perso il punto focale e tutte le cose si dirigessero
verso lo spettatore in una visione d’insieme ascendente e discendente,
come in Tintoretto tra vuoto e pieno, in cui vi è connessione tra forma,
luce, colore e impianto compositivo (Sartre). Nella mia pittura disegno
e colore si armonizzano. È una pittura astratta poiché gioco con gli
elementi materiali della tela, con lo spazio, con le sue proprietà pure
e semplici, le sue stesse proprietà materiali (Foucault). Le
composizioni non sono frammentate, né congestionate, ma intere, compatte.
Non vi è parossismo organico, ma arte che scaturisce da un’attenta
contemplazione e percezione della natura, per questo sono fresche, senza
contaminazioni non coscienti (Hegel, Sartre) in cui ci si rispecchia
(Hegel, Shelling). Non c’è levigatezza come quella delle automobili, ma
la somiglianza delle forme alla pietre anche preziose (Canetti,
Chipperfield). La natura è per me fonte d’ispirazione primaria. Di essa
ho un amore idealistico trascendentale, come Merleau Ponty nella
conoscenza, in cui c’è identificazione tra io e natura attingibile
attraverso l’intuizione (Shelling, Bergson, Kant, Husserl) e la
contemplazione (Leonardo). La natura che preferisco è quella
dell’Himalaya dove non c’è polvere né umidità. I colori sono per me
molto importanti, così come l’impianto del quadro, la sua struttura e le
emozioni che comunica. Essi sono sfumati, molto chiari, aerei, tenui
poiché, come scrive Leonardo, più ci si eleva (e questa è l’aspirazione
di molti Grandi), più i colori diventano chiari e sfumati per la
prospettiva aerea assunta, mentre a distanza minima lo scuro, l’ombra,
prevalgono sul chiaro. Il chiaro predomina nella mia pittura poiché lo
scuro, l’ombra, il nero, vengono spesso assimilati allo sporco e al cupo
(Adorno). La luce è bellezza. Chi si propone di pensare in modo bello
non si limiterà soltanto ad abolire la notte, ma costringerà quelli
verso i quali l’oscurità si fa giudice severa e solenne a dare luce a
tutte le cose poco chiare persino a quelle leggermente orride e comunque
chiare, e tuttavia prive relativamente di macchie (Baumgarten)"